martedì 21 maggio 2013

Racconti da Via Padova / Personaggio numero due

Ascanio amava la birra.

Ma non amava via Padova. Non amava quella vita. E, se proprio doveva dirlo, non amava più sua moglie. Ma questo glielo dirà, un giorno. Ma stava zitto.

Il suo lavoro, beh. Il suo lavoro gli serviva a vivere, a togliersi qualche sfizio e a ingannare il tempo fra un rimpianto e una speranza. Chi vive sperando muore cagando, diceva il collega sulla volante impegnato in qualche discorso dei suoi. Certo, avrebbe voluto rispondergli Ascanio. Ma stava zitto.

Di notte via Padova, se è possibile, fa ancora più cagare, gli diceva il collega sulla volante. Anche Milano fa cagare, avrebbe risposto Ascanio, se avesse voluto rispondere. Ma stava zitto.

Erano nervosetti, giù in centrale. I politici avevano rotto il cazzo con 'sta storia dell'africano che ha ammazzato tre persone, bianche, brave e pure impegnate nel volontariato. Ci mancavano i volontari accoppati, pensava Ascanio giù in centrale. Ma stava zitto. E quando i politici rompono il cazzo, gli sbirri ai piani alti lo rompono agli sbirri ai piani bassi. Non che la cosa dispiacesse ad Ascanio. C'era libertà di menar le mani, i discorsi sulla polizia al servizio della gente tornavano per un po' nello scantinato della retorica in disuso e il sangue ricominciava a scorrere nelle vene dei ragazzi della Mobile. Ho proprio bisogno di menar le mani, avrebbe voluto dire Ascanio. Ma stava zitto.

Ho proprio bisogno di menar le mani, stava invece dicendo il collega sulla volante. E via Padova offre tanti spunti, se è per questo. Se spacchi i denti ai magrebini, il giorno dopo non avrai certo le interrogazioni in Comune e gli articoli incendiari sul Corriere della Sera. Quello che succede in via Padova, rimane in via Padova. Se succede fra le 11 di notte e le 3 del mattino non succede. Semplicemente. E se succede dopo la follia di un negro immigrato, beh, un ghigno di approvazione lo strappi pure al borghese benpensante dei circoli di sinistra.

Quei sudamericani lì, fermati. Ad Ascanio le prime parole del servizio di notte, di un mercoledì notte troppo timido per essere d'estate, uscirono di bocca di fronte al solito spaccio di prodotti sudamericani e sorpresero anche lui per la gravità e l'astio. Chiama rinforzi e scendi con me, manganello alla mano.

(twitter: @agoerre)

Qui il link per leggere la prima puntata

Nessun commento:

Posta un commento